rifiuti di napoli. la mangiatoia. le 136 “isole ecologiche” pagate carissime e abbandonate.

il settore dei rifiuti, come anche il settore delle opere pubbliche, è l'interfaccia tra l'economia e la politica. a volte, anche con la malavita.
i rifiuti sono una mangiatoia per molti.

sto pensando a napoli, a quando il commissariato all'emergenza rifiuti decise di realizzare (a quanto mi risulta) 136 "isole ecologiche".

che cos'è un'isola ecologica? è quel piazzale asfaltato e recintato ai bordi del quale si allineano i cassoni per raccogliere i vari materiali riciclabili. qui il vetro, in quel cassone la materia secca, qui i metalli, lì i materiali ingombranti come i materassi vecchi o i frigoriferi, là la plastica.
in genere, c'è una pesa all'ingresso e un gabbiotto per il guardiano.
questa è la più classica isola ecologica, o piazzola ecologica, o ricicleria.

ho chiesto a un esperto, e mi ha detto che il costo medio per allestire una di queste piazzole ecologiche è attorno ai 100mila-150mila euro, a cominciare dalla voce di acquisto (o affitto) del terreno. questo, in italia.

a napoli, invece, no.
quando il commissario all'emergenza rifiuti cominciò a cercare i terreni, qualcuno mise le mani sulle transazioni. e qualcuno sulle attrezzature. e qualcuno sui trasporti. e così via. (si badi bene, a quanto ho capito il commissariato all'emergenza non sapeva di questi pasticci).

alla fine, il costo medio delle isole ecologiche di napoli era nell'ordine dei 300mila euro l'una. il doppio del mercato. ma mi hanno detto che alcune costarono assai di più, fino a circa 500mila euro.

il commissariato all'emergenza trovò anche un altro ostacolo. l'isola ecologica, ad alcuni serviva come mangiatoia. che funzionasse realmente, era marginale. anzi, era scomodo. se le piazzole avessero funzionato, la tensione sui rifiuti sarebbe scesa, e quindi la torta sarebbe stata meno ricca. finché le cose non funzionano, si cercano nuove soluzioni e si spendono nuovi soldi.

così, le 136 piazzole ecologiche furono realizzate ma non erano funzionanti, tranne casi sporadici.
non conosco i dettagli, ma non ho difficolta a immaginare: a una saranno stati rubati i cassoni; un'altra sarà rimasta chiusa lucchettata inutilizzabile; una terza sarà stata incompleta. e così via.

l'altro giorno ho chiesto a walter ganapini, già assessore all'ambiente della regione campania, che cosa fosse accaduto. ganapini non mi ha dato dettagli (in effetti, la vicenda è precedente al suo incarico), ma mi ha detto che quando arrivò a napoli trovò queste isole ecologiche lasciate a sé stesse e si impegnò, con una squadretta di ottimi funzionari regionali e con altre persone di buona volontà, ad attivarne quanto più possibile, ed era riuscito ad avviarne una novantina della black-list delle 136 realizzate e mai usate.

(alcune delle cose di cui accenno sono frutto di contatti riservati per i quali vige il segreto professionale sulle fonti giornalistiche come da legge numero 69 del 1963).

  • alessandro |

    è uno scandalo. ma lo scandalo vero sono i politici locali e più specificamente coloro che indicono e gestiscono i bandi di gara per le opere pubbliche. io sono un ingegnere e lavoro per una compagnia che lavora nel settore petrolifero. quando la mia società paretcipa a gare internazionale deve superare tutta una serie di “qualifiche” per dimostare di essere una società seria che porterà a termine il lavoro. in Italia invece le gare d’appalto sono un mero esercizio di prassi al quale chiunque può partecipare e poi ovviamente, vedasi questi casi, vincono società di prestanome i cui veri titolari sono collusi con il politico di turno e la frittata è fatta.

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