qui fukushima. la situazione è stazionaria.
stazionaria vuol dire che – un mese dopo il terremoto e il maremoto dell'11 marzo – non sanno proprio come uscirne.
come spegnere una centrale che è già spenta?
ma che continua ad andare avanti da sola?
i nòccioli sono fusi. fuso anche parte del combustibile vecchio che è conservato nelle piscine. la centrale continua a perdere ingenti quantità di materiali radioattivi.
non è come cernòbyl (26 aprile 1986), che fu un botto, un incendio, una gran nube radioattiva per giorni, e dopo un paio di settimane tutto era (più o meno) finito.
(a parte l'eternità di anni per rimediare).
qui no. qui a fukushima, no.
è un rilascio continuo e consapevole che per ora non si può fermare.
se non accade altro. se non c'è un botto.
la radioattività che esce è tanta, davvero tanta, ma un poco alla volta. non concentrata.
lo stato della centrale: i reattori, fusione del combustibile, ultima difesa
i tre reattori sono in crisi.
come il primo giorno.
i tre vessel (le pentole a pressione, acciaio spesso circa 16 centimetri foderato di inox) sono interi.
non pèrdono. ma sono l'unica, e ultima, di ciò che rimane delle quattro protezioni.
prima protezione, l'incamiciatura delle barre, zircalloy. distrutta. il combustibile è scoperto e in buona parte fuso, colato all'interno del vessel.
seconda protezione, i vessel, acciaio. intera. si spera che l'acciaio resista all'aggressione del combustibile fuso e della temperatura.
terza protezione, i bunker reattori, cemento armato. sconnessa. le scosse di terremoto e soprattutto le esplosioni devastanti di idrogeno hanno dissestato i vessel d'acciaio all'interno dei bunker in cui erano incastrati; tra l'acciaio dei vessel e il contenimento di cemento armato non c'è più tenuta stagna.
in altre parole, se un vessel dovesse cedere, il combustibile fuso (o l'esplosione) passerebbe tra le connessure e uscirebbe.
quarta e ultima protezione, l'edificio reattore, cemento armato. sconnessa. le scosse di terremoto e soprattutto le esplosioni devastanti di idrogeno hanno aperto varchi importanti.
in altre parole, se un bunker reattore dovesse pèrdere materiale all'interno dell'edificio reattore, il combustibile fuso (o l'esplosione) passerebbe tra le connessure e uscirebbe.
lo stato della centrale: stato di riempimento dei reattori
dei tre reattori, in uno il combustibile è scoperto dall'acqua al 70% (la parte scoperta è fusa), in uno al 25% (la parte scoperta è fusa), in uno al 30% (la parte scoperta è fusa).
probabilmente è fusa una quantità maggiore di combustibile nucleare, poiché nella prima decina di giorni all'interno dei tre reattori il livello dell'acqua è sceso moltissimo, e ciò che non è raffreddato dall'acqua, fonde.
lo stato della centrale: le piscine, fusione a cielo aperto
le piscine in cui era conservato il combustibile usato, con le scosse di terremoto avevano perso l'impermeabilità e si erano vuotate. le barre usate sono rimaste a secco.
ciò ha prodotto due conseguenze.
primo effetto: la reazione vapore-metallo ha sviluppato idrogeno, il quale è esploso più volte scoperchiando l'edificio (non blindato) della centrale ed esponendo all'aria aperta le piscine.
secondo effetto: il combustibile vecchio è andato in fusione per la temperatura, disperdendo quantità importanti di sostanze altamente radioattive. il tutto, a cielo aperto.
lo stato della centrale: nel complesso la centrale perde
tutto dissestato, rottami sparsi in giro, acqua radioattiva dappertutto.
non si riesce ad alimentare in modo continuativo di elettricità gli impianti.
in parte perché molte strutture (cablaggi, condutture) sono distrutte, scollegate o dissestate.
degli impianti, dopo la sequenza di botte (terremoto, onda di maremoto, esplosioni di idrogeno), molti non sono funzionanti.
la struttura-centrale non è più impermeabile e a tenuta stagna: quello che entra, esce: in mare o in aria.
che cosa si ta facendo: bagnare con gli idranti le piscine, azoto
per ora, le contromisure possibili sono due.
primo, cercare di raffreddare i tre nòccioli per calmare la fusione del combustibile. lo si può fare solamente alimentando con con elettricità le pompe di raffreddamento. ma la corrente non arriva in modo continuo e gli impianti sono dissestati.
secondo, come si fa dai primi giorni, bisogna spruzzare con gli idranti le piscine del combustibile usato attraverso il tetto scoperchiato, per cercare di tenere fredde le barre di uranio.
inoltre, nei vessel è stato iniettato azoto inerte, per ridurre il rischio di esplosioni. ciò non semplifica, al contrario còmplica le cose.
che cosa accade, l'acqua radioattiva va a spasso
l'effetto più evidente è la perdita continua di radioattività in mare. non c'è alternativa a spruzzare acqua sulle piscine con gli idranti per tenere fresco il combustibile usato.
ma il combustibile è fuso, e rilascia quantità importanti di elementi radioattivi, che si sciolgono nell'acqua delle piscine.
le piscine non sono più a tenuta stagna, e l'acqua radioattiva insieme con gli elementi che vi sono disciolti (uranio, iodio, cesio, plutonio e così via) cola all'esterno, nel basamento. il quale cola in mare.
vantaggio (modesto): in mare la radioattività si disperde bene e già allontanandosi dalla centrale l'acqua ha tassi di radioattività *abbastanza* normali.
che cosa accadrà?
non lo so. bisogna aspettare.
aspettare ancora.
se non succedono eventi catastrofici, solamente il tempo consentirà di intervenire sulla sequenza di errori marchiani fatti dalla tepco "perché il manuale dice di fare così".