l’economia è globalizzata. non guarda il colore della pelle.
l'economia non chiede di adorare poseidone, allà, yhwh o nessuno di questi. non vuole sapere se si parla cinese o serbo o francese québecquois.
l’economia anticipa la società.
(i marxisti diranno che i mezzi di produzione sono la struttura e generano le forme sociali che sono sovrastruttura).
sulle rive dell’adda accade un fatto minimo ma indicativo di dove va il mondo, a dispetto di chi ne teme i cambiamenti.
quasi una vendetta beffarda dell'economia e della globalizzazione contro il particolarismo di paese.
il fatterello minuscolo riguarda il kebab.
la guerra al kebab
la società cambia velocemente, seguendo l’economia velocissima.
molte persone si sentono spaesate, le abitudini si dissolvono.
in questi dieci anni sono accadute cose che a molti sconvolgono l’idea che avevano del mondo.
molti difendono l’identità di sé chiudendosi a riccio, temendo gli africani seduti sulle panchine in piazza e i romeni che passano le ore al bar.
e disapprovano i kebab, così esotici come, cinquant’anni fa, era esotica la pizza.
nel gennaio 2009 il comune di lucca varò (giunta pdl con lista civica) un regolamento che imponeva a bar e risporanti di avere in lista almeno un piatto tipico della lucchesia.
che fosse castagnaccio, torta di neccio frissoglia, pasimata, non importa.
l’obiettivo era mettere un freno all’invasione dei kebabbari, i negozetti di immigrati che vengono cuscus e kebab.
(non ho idea se il regolamento lucchese è stato applicato con pari rigore sulle pizzerie e sui fast food. immagino la pizza co’ becchi e il mc puccini).
per frenare l’invasione dei negozi di kebab nella primavera 2009 la regione lombardia emanò una legge che vietava di mangiare per strada, visto che il kebab più comune è un involto di pane che racchiude la carne affettata.
(la legge non fu applicata perché colpiva anche le gelaterie e pizzerie al trancio, con effetti devastanti sul consenso).
così tanti altri divieti simili in giro per l'italia.
spostiamoci sulle rive dell’adda.
in provincia di bergamo il sindaco leghista di capriate san gervasio due anni fa vietò i kebabbari.
sulle rive dell’adda
tra capriate san gervasio (bergamo) e trezzo d’adda (milano) c’è la distanza di un ponte.
nella foto, il ponte sull'adda che unisce capriate (a sinistra) con trezzo (la sponda destra)
finché non arrivò napoleone, i due paesi, capriate e trezzo, erano di confine.
da una parte (trezzo) gli austriaci del ducato di milano, dall’altra (capriate) il leone alato della serenissima.
per passare da un paese all’altro si possono contare settantadue giri di pedalata in bicicletta lungo il ponte sul fiume, eppure così lontani.
da una parte, a capriate, niente kebab.
e sull'altra riva, a trezzo?
il kebab di trezzo
se capriate si disturba per il kebab, una vendetta involontaria viene da trezzo.
una delle principali e più antiche aziende lombarde, il salumificio beretta, fondato dugent'anni fa, ha la sede principale in via fratelli bandiera 12 a trezzo d'adda.
la beretta ha appena lanciato un prodotto: il kebab.
quasi una vendetta dell'economia.
trezzo produce e vende nel mondo kebab a tonnellate, quel kebab che sull'altra sponda del fiume adda i vicini di capriate tentano di vietare.