gli analisti di citigroup dicono che alla fine la robin hood tax, la tassa che in teoria dovrebbe essere una foresta di sherwood in cui derubare i ricchi (petrolieri) a vantaggio dei poveri (cittadini), è una beffa.
una beffa sonora.
la pagheremo, ancora una volta, noi.
ecco un passo dell'interessante articolo pubblicato sul sito web del sole 24 ore:
la robin tax? alla fine la pagheranno i consumatori
l'opinione degli analisti di citigroup global markets, nonostante il calo degli energetici a piazza affari, è che l'impatto della robin tax sulla valutazione dei titoli dell'energia italiani «sarà modesto».
lo scenario peggiore prevede un impatto del 13% sull'eps (utile per azione) e del 2,9% sulla valutazione dei titoli stessi.
nel caso di terna, l'eps scenderebbe del 16% e la valutazione del 3,4%, mentre per quanto riguarda enel, l'eps subirebbe un taglio del 6% e la valutazione del 2,5%.
citi non si aspetta cambiamenti nel dividendo di terna, mentre quello di enel potrebbe scendere di 0,25 euro per azione.
secondo citi, tuttavia, «ci sono buone possibilità che il decreto del governo italiano possa essere modificato e che l'aumento della tassa, se mai, possa essere ridotto».
nel lungo termine, poi, l'eventuale aumento «potrebbe essere trasferito a carico dei clienti».
insomma il peso alla fine lo pagheranno i consumatori con bollette più care.
di sicuro la snam rete gas, che finora era esclusa dalla robin tax, ha precisato che non ridurrà i dividendi che pagherà agli azionisti (il primo dei quali è il tesoro).
domanda. come è possibile mantenere intatti i dividendi per gli azionisti se aumentano le tasse?
ecco il comunicato diramato questo pomeriggio dalla società di san donato milanese:
con riferimento all’andamento odierno del titolo snam rete gas sui mercati finanziari, la società comunica che sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, in relazione al contenuto delle recenti misure finanziarie deliberate dal governo (modifiche della “robin tax”), l’impatto in termini di maggiori oneri fiscali annui pagabili per ciascuno degli esercizi 2011, 2012 e 2013 è stimabile in via cautelativa in circa 150 milioni di euro.
la società, tenuto conto della solidità della propria struttura di capitale e delle prospettive economico-finanziarie per i prossimi anni, conferma l’attuale politica dei dividendi.
da lèggere anche l'articolo che ha scritto oggi l'acuto carlo stagnaro sul chicago blog, le pagine web dirette da oscar giannino.
nell'articolo (intitolato "energia. se si muove, tàssala") stagnaro ricorda che
inizialmente, l’imposta venne creata per colpire i presunti extraprofitti di compagnie che avevano ingiustamente goduto dell’aumento dei prezzi petroliferi, e allo scopo di finanziare la “social card”. apparentemente, il governo è passato con disinvoltura attraverso lo specchio: non solo ignorando del tutto il palese fallimento della social card, ma anche e soprattutto perché, nel frattempo, i presunti extraprofitti sono diventati prima profitti normali, poi profittini, e spesso perdite.
poi stagnaro dice che è un provvedimento punitivo:
resta incomprensibile come un governo e un ministro che hanno passato gli ultimi mesi a lamentarsi (giustamente) del peso e dell’effetto distorsivo delle mille eccezioni fiscali, si rendano protagonisti di un clamoroso esempio di politica fiscale punitiva. punitiva perché del tutto priva di senso: se davvero esistono extraprofitti, sta all’antitrust individuarli e rimuoverli, certo non per via fiscale. punitiva perché priva di logica: adottare il criterio del fatturato per individuare le aziende da colpire significa non distinguere tra i soggetti per i quali l’aumento dei prezzi petroliferi (fonte dei presunti extraprofitti) è fonte di reddito, e quelle per cui esso è un mero costo. punitiva perché priva di prospettiva: tassare a morte il settore dell’energia significa deprimere gli investimenti, e allora non venite più a raccontarci che questo è un settore strategico bisognoso di un occhio di riguardo
io aggiungo che punire le fonti rinnovabili di energia significa punire una delle poche forme di energia che riducono l'import di gas, carbone e petrolio e contengono i costi dovuti alle emissioni di anidride carbonica.
anche se molti si lamentano dei sovraccosti dovuti agli incentivi sulle rinnovabili, si è visto che l'aumento di fonti rinnovabili sul mercato elettrico al contrario ha un effetto forte di calmiere sui prezzi della corrente elettrica.
torno a stagnaro, il quale infine scrive:
per quale ragione al mondo l’investimento in una cosa che si chiama energia deve essere trattato diversamente (cioè più duramente) dell’investimento in qualunque altro settore? risposta: perché è più facile prendere i soldi qui che altrove.
qui l'articolo integrale di stagnaro
ti consiglio di lèggere
– gli speciali che il sole 24 ore sta dedicando alla manovra
- dal sito web dell'istituto bruno leoni, questo articolo in cui l'imprenditore della chimica pulita guido ghisolfi spiega come sia impossibile investire in questa italia.