ecocronache da ecomondo. come si riciclano le sorgenti luminose esauste (traduco: le lampadine bruciate).

qui ecomondo alla fiera di rimini.

loro, loro le chiamano sorgenti luminose esauste.
prego?
*sorgenti luminose*?

prego?
*esauste*?

ma potrebbero chiamarle anche anche fonti lucenti stanchissime, inizi abbaglianti spossati, princìpi accesi stracchi, scaturigini fulgide estenuate, fontane di splendore snervate, radici raggianti sfiancate, falde fiammeggianti svigorite, fontanili rilucenti infiacchiti.

no, le sorgenti luminose esauste sono le lampadine bruciate.
le lampadine rotte.

e t'informo che, secondo il consorzio ecolamp, cresce con un trend costante la raccolta in italia delle sorgenti luminose esauste, soprattutto le lampade a basso consumo e i tubi fluorescenti (il *neon* di una volta).

ecolamp è il consorzio di ricupero e smaltimento delle *apparecchiature di illuminazione a fine vita* (a fine vita.
*rotte* non andava bene? 
 
ovviamente, visto che si tratta di luci, niente è più pertinente delle proiezioni.
per quest'anno si prevede di raccogliere quasi 1.500 tonnellate di lampade rotte, circa 200 tonnellate in più del 2010.
dal peso al numero: si tratta di 110 milioni di lampade a risparmio energetico.

già. non si può (ma, soprattutto, è stupido) buttare le lampadine nell'immondizia.
e nemmeno nel bidone del vetro: le lampade a risparmio non sono come le lampadine vecchie a resistenza, quelle classiche con il filamento, perché si basano sul *neon* (non è proprio neon; si tratta comunque di fluorescenza).
sono mini-tubi di neon.
e dentro ci sono sostanze pericolose (se buttate) e utili (se ricuperate).

si ricuperano materie come vetro, metalli e plastiche.
mercurio e polveri fluorescenti.

guida la classifica delle regioni più virtuose nella raccolta delle lampade rotte la lombardia, con circa 400 tonnellate, il veneto con 145 e l’emilia romagna con 115.
seguono il piemonte con 95 tonnellate, la toscana 80 e il lazio 70.
 
interessante il fatto che cresce ka raccolta proveniente dai professionisti di illuminotecnica (per esempio, gli elettricisti), che nel 2011 è pari al 60% dell’intera quantità recuperata da ecolamp, ben cinque punti percentuale in più rispetto all’anno scorso.
 
extralamp e collection point, i servizi lanciati da ecolamp sin dal 2009, gratuiti e dedicati ai professionisti di illuminotecnica, continuano ad alimentare il gettito di lampade finite.
gli istallatori, stando alle norme sui rifiuti, non possono portare le lampade rotte nei centri di raccolta comunali. 
 
i centri di raccolta sono distribuiti a capocchia: ci sono comuni attrezzati e comuni malservìti.
lo fa vedere il libro bianco “analisi del potenziale e delle barriere allo sviluppo per il settore del riciclo delle lampade esauste in italia”, curato dal politecnico di milano.
 
il dossier ha rilevato che è necessario rendere pienamente operativo il sistema del ritiro 1 contro 1 previsto dal dm 65 del 2010, che permette di restituire al negoziante i raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) quando si acquista un apparecchio elettrico nuovo.
e la lampadina è un apparecchio elettrico.
in teoria, chi compra una lampadina nuova ha il diritto di dare al negozio la lampadina vecchia da sostituire. (lo stesso vale per tutti gli altri apparecchi: tostapane vecchio per tostapane nuovo e così via).
sarà poi il negozio, raccolti questi rifiuti elettrici ed elettronici in quantità adeguata, a chiamare il servizio di smaltimento.

per informare i consumatori, ecolamp ha presentato la campagna di sensibilizzazione “illumina il riciclo”, che verrà realizzata nei primi mesi del prossimo anno in collaborazione con legambiente in numerosi centri commerciali.
 
“la sensibilità dei cittadini verso le tematiche ecologiche e ambientali del riciclo e della raccolta differenziata, anche per nuove tipologie di rifiuti come quelli elettrici ed elettronici, è certamente matura e lo dimostrano i significativi risultati della raccolta 2011. – afferma fabrizio d’amico, direttore generale – auspichiamo che il sistema raee italiano raggiunga la piena maturità attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera e una riduzione dello “sforzo” oggi richiesto al cittadino per disfarsi correttamente del proprio rifiuto elettrico o elettronico”.

 

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