era il 9 ottobre di 50 anni fa.
stamattina avevo pubblicato questo articolo sul vaiont.
ora pubblico un documento originale.
è un documento scritto (meglio: disegnato) nella notte fra il 9 e il 10 ottobre 1963 nella stazione di misura idrografica di segusino, lungo il piave, dove nella conca di quero il fiume si stringe fra il monfenera e il contrafforte di pianezze prima di aprirsi nella pianura trevisana: è la rilevazione idrografica dell'onda del vaiont.
è su carta millimetrata, segnata con matita.
"mt. 4,89"
la misura della strage.
questo documento, cui ho apposto una "firma" mia, è stato trovato negli archivi del servizio idrografico e mareografico statale dall'ingegnere idraulico antonio rusconi e pubblicato in un suo studio sul vaiont.
è la prima rilevazione misurabile della tragedia.
è la prima, quella di segusino, perché le altre stazioni di misura, più a monte, sono state distrutte, sgretolate dall'onda mostruosa del vaiont che ha trascinato con sé gli strumenti di misura, le persone e i registri idrografici.
la prima stazione di rilevazione idrografica era sotto il ponte di ponte nelle alpi, pochi chilometri a valle di vaiont e longarone.
racconta antonio rusconi che sotto l'arcata del ponte passava di traverso al fiume una robusta passerella d'acciaio sulla quale scorreva un carrello telescopico – nella foto del ponte che ho linkato qui sopra se ne intuisce ancora la spalletta d'appoggio.
gli ingegneri idraulici della stazione di misura di ponte nelle alpi facevano scorrere il carrello sui binari della passerella, poi allungavano il traliccio telescopico fino al pelo dell'acqua del piave e misuravano il fiume.
la passerella d'acciaio era alta 12 metri sul corso del piave.
spazzata via.
la stima non misurabile parla di una portata di 5mila metri cubi d'acqua al secondo.
la seconda stazione idrometrografica era a 19 chilometri a valle del vaiont e si trovava a belluno, all'altezza del ponte della vittoria. a mezzanotte arrivò l'onda e la cancellò, con tutto ciò che conteneva.
la terza stazione di rilevazione è quella di segusino, e la prima sopravvissuta lungo il corso del piave.
il grafico riportato dagli ingegneri di 50 anni fa mostra che prima comincia una secca.
leggendo quella linea spezzata sulla carta millimetrata si vede come il greto si svuota.
la corrente rallenta.
è l'effetto del tappo formato a ponte nelle alpi da cadaveri alberi calcinacci vacche tramezzi rocce coperte pentole bambini travi finestre cani mattoni fogliame bottiglie tegole rami fango.
seguendo la linea a matita, millimetro su millimetro, si vede che a segusino il piave alle 3,20 di notte, dopo essersi quasi seccato, comincia a riempirsi velocemente, velocemente, sempre più velocemente, mulinando con sé centinaia di corpi e di resti della loro vita quotidiana.
sale sale come non è mai cresciuto prima d'allora e come non farà mai più.
alle 5,15 del mattino, è ancora buio, il piave raggiunge il massimo, i 4,89 metri di altezza, vorticando verso la pianura i resti di longarone.
scende di 20 centimetri.
poi si rialza per una mezzora.
poi comincia di nuovo a vuotarsi, e alle 14 del 10 ottobre 1963 raggiunge il livello originario di 1,67 metri.
una strage espressa in metri.
(ringrazio antonio rusconi)