i ribelli della montagna, chiamata anche dalle belle città perché comincia con queste parole, è una delle pochissime canzoni partigiane originali (bella ciao per esempio è un’elaborazione di un canto di mondine) e chi ne scrisse il testo è stato fucilato dai tedeschi nella strage della benedicta.
è una canzone bellissima.
qui ne propongo la versione del gruppo musicale ustmamò.
il canto fu composto nel marzo del 1944 sulle montagne fra ovada e genova fra il montre pracaban e il monte tobbio alla cascina grilla da soldati 5° distaccamento della 3ª brigata partigiana garibaldina d’assalto liguria. era un reparto di un’ottantina di persone pochissimo armate e molti erano del tutti disarmati. più sotto dirò delle armi ritrovate.
il comandante del reparto emilio casalini, 23 anni, nome di battaglia cini, e il musicista angelo rossi, 20 anni, nome di battaglia lanfranco, erano di turno di guardia. si sedettero e cominciarono a scrivere questa canzone con la matita su un lacerto di carta da pacco.
attorno, altri soldati del reparto partigiano intervenivano in un dibattito continuo serrato, proponendo ritocchi e discutendo varianti. alla fine, ne uscì la canzone. la cantavano i militari volontari della sesta zona genova, e poi fu uno dei canti della brigata mingo.
era il marzo ’44.
pochi giorni dopo che cini e lanfranco avevano composto la canzone, a partire dal 6 aprile ’44, la guardia nazionale repubblicana, altri militari della repubblica sociale e reparti tedeschi cominciarono un’azione antipartigiana attorno a voltaggio, il caposaldo in cui operava il reparto. il 5° distaccamento era distribuito attorno ai laghi di gorzente e fra il 6 e il 7 aprile ’44 si sparpagliò nei boschi per sfuggire alla cattura. al passo mezzano s’imbatterono nel nemico. solo pochi riuscirono a fuggire, e tra questi lanfranco.
l’operazione antipartigiana portò alla cattura e quasi sempre all’uccisione di più di 600 militari partigiani. per esempio 17 partigiani e altri 42 prigionieri civili furono fucilati il 19 maggio al passo del turchino per rappresaglia per un attentato contro alcuni soldati tedeschi al cinema odeon di genova.
nell’elenco delle 172 armi da fuoco sequestrate dalla gnr al termine delle operazioni di rastrellamento ci sono alcuni mitra mentre la maggior parte dell’armamento dei partigiani erano fucili da caccia (in genere con munizionamento a pallettoni). c’erano anche 11 pistole ad avancarica, cimeli famigliari risalenti al risorgimento.
molti furono uccisi sul momento, appena catturati. la maggior parte dei soldati partigiani fu portata via.
il comandante emilio casalini cini fu chiuso nel seminario di voltaggio, dove c’era un tribunale improvvisato; cini e altri 15 furono condannati a morte. disse: “sono un ufficiale della scuola italiana e non sarà mai che io mi arrenda al nemico”.
fu portato insieme con gli altri condannati del tribunale improvvisato e insieme con altri partigiani all’antica abbazia della benedicta, frazione capanne di marcarolo, nel comune di bosio, provincia di alessandria.
alla benedicta li aspettavano un reparto dei granatieri repubblicani comandati da un ufficiale tedesco. nell’abbazia i catturati furono fucilati in sequenza, sangue su sangue, cadaveri su cadaveri. e uno di questi cadaveri in realtà non era cadavere: coperto di sangue, corpo sanguinante fra gli altri, giuseppe ennio odino poi si alzò e fuggì, il solo scampato alla strage.
poi l’abbazia antica fu minata e fatta esplodere.
fu una strage. il rastrellamento e le fucilazioni uccisero 147 soldati partigiani, gettati in una fossa comune; 351 furono avviati al campo di mauthausen (circa 200 di questi sopravvissero). l’obiettivo era annichilire l’opposizione militare, ma ebbe il risultato contrario; ricostituite le formazioni, le brigate partigiane si fecero più aggressive e audaci. un gruppo di partigiani della val polcevera, aiutati dai militi della croce verde di pontedecimo, riuscì a ricuperare le salme dei fucilati.
fotografia: il trasporto delle salme della benedicta (clicca qui per vedere l’immagine)
le perdite repubblichine e tedesche furono 4 morti (3 tedeschi e 1 italiano) e 24 feriti (16 tedeschi e 8 italiani), 11 dei quali in gravi condizioni.
questa la storia di cini, che scrisse il testo della canzone subito prima di essere ucciso alla benedicta e che avrebbe compiuto 24 anni pochi giorni dopo la strage.
invece angelo rossi detto lanfranco, che ha scritto la musica, ha avuto una vita diversa. è morto a pavia pochissimo tempo fa, nell’aprile 2012, ed è stato un buon compositore e arrangiatore di canzoni, e in particolare ha lavorato ad alcuni successi di don marino barreto junior con il nome d’arte matanzas.
erano anni in cui la storia era fatta dai ventenni, perché una volta a 20 anni si era uomini.