alcune considerazioni emerse di recente durante un convegno promosso dal gse (gestore dei servizi energetici).
è vero che alcune fonti rinnovabili non sono programmabili, perché non si può comandare al vento di soffiare più o meno forte né alle nuvole di spostarsi e di lasciar battere il sole sui pannelli fotovoltaici.
se non possono essere modulate, queste fonti rinnovabili sono però molto molto prevedibili. l’errore di previsione del gse nel 2014 è stato in media di appena l’1,4%.
cioè le previsioni su vento, pioggia e intensità del sole hanno una precisione altissima.
e quell’1,4% di errore di previsione? è presto detto. sono gli impianti rinnovabili che escono di rete in modo imprevisto. sono piccole centrali domestiche a cui si rompe l’inverter o da cui vanno spazzate le foglie secche che si erano posate sui vetri dei pannelli. oppure sono centrali più grandi che hanno un’avaria, ma in genere le centrali più grandi comunicano per tempo guasti e durata del fermo.
dice maria van del hoeven, direttrice uscente dell’aie (agenzia internazionale dell’energia, l’organizzazione parigina dei paesi ocse), che le fonti rinnovabili aiutano non solamente a ridurre le emissioni di anidride carbonica, il gas accusato di produrre il riscaldamento del clima, ma in generale contribuiscono a ridurre l’inquinamento e danno una spinta allo sviluppo economico e all’innovazione tecnologica.
però il processo è troppo lungo rispetto alla china verso cui l’umanità si sta avvicinando, e i governi devono accelerare – dice van del hoeven.
frase di van der hoeven meritoria di essere citate e ripresa:
*i costi non possono essere una scusa per rinviare le politiche ambientali*.
un’altra frase di maria van der hoeven che andrebbe scolpita nel miglior marmo rosso di verona:
*per le rinnovabili l’italia ha fatto molto. l’italia è un laboratorio vivente* (a living laboratory).
ancora: *le città vanno viste come uno strumento formidabile per realizzare politiche energetiche e climatiche*.
(devo osservare che l’aie in questi anni è cambiata. una volta i sapientoni di parigi sbuffavano infastiditi quando si parlava di ambiente e di rinnovabili).
troviamo un problema di comunicazione: le persone non ci capiscono. la gente normale quando parliamo di ppm o di riscaldamento globale ci guarda sbigottita come se parlassimo di cose remote o stravaganti.
per ridurre le emissioni di co2 è meglio una carbon tax o un sistema come l’ets (emissions trading scheme) adottato dall’europa?
risponde maria van der hoeven dell’aie: dipende. dipende dalle diverse situazioni dei diversi paesi e mercati.
l’italia ha ammodernato il parco centrali puntando sulla tecnologia del turbogas a ciclo combinato. puntando sul gas. poi c’è stato il boom delle fonti rinnovabili d’energia, che hanno creato un surplus, e c’è stata la crisi economica che ha ridotto i consumi.
*il ciclo combinato si è trovato strizzato* (squeezed) *fra le rinnovabili e un carbone a prezzi molto competitivi*.
l’ipotesi aie è di arrivare al 24% di elettricità rinnovabile nel mondo, con uno scenario (immaginifico) dell’80% (fino al 90% in europa). però mancano le reti capaci di reggere questo scenario.