la settimana scorsa avevo raccontato la storia degli antichi cannoni murati come bitte d’ormeggio nelle dighe ottocentesche delle bocche di porto di venezia ed estratti dal consorzio venezia nuova per realizzare il mose (clicca qui per leggere l’articolo “venezia. modesta proposta per gli antichi cannoni ricuperati per il mose”).
il quell’articolo chiedevo dettagi sui cannoni, e proponevo di riutilizzarli come elementi decorativi delle bocche di porto, poggiati su plinti di calcestruzzo a mo’ di batteria in barbetta.
il consorzio venezia nuova, con cortese sollecitudine, ha risposto alle domande che ponevo nell’articolo, e ne esce una storiellina interessante.
per costruire le paratoie del mose, le dighe a scomparsa che difenderanno venezia dall’alzarsi del mare e dalle acque alte, sono stati smantellati alcuni tratti delle dighe ottocentesche e sono stati estratti alcuni reperti interessanti.
alla bocca di porto di malamocco, lato pellestrina-santa maria del mare, sono stati estratti sei cannoni.
alla bocca di porto di malamocco, lato malamocco-alberoni, è stato estratto un cannone.
dalle bocche di porto di san niccoletto e di chioggia non è stato necessario estrarre alcun cannone.
i cannoni antichi furono riutilizzati, cementati nella diga, come bitte da ormeggio.
i dettagli dei sette cannoni.
l’estrazione dei cannoni dalla diga in smantellamento e il loro restauro si sono completati nel 2009.
togliendoli dalla malta pozzolana in cui erano immersi si è capito di che cosa si tratta.
tutti i sette cannoni sono di produzione inglese.
le condizioni della culatta, esposta per un secolo e mezzo alla salsedine, erano più deperite; ma la canna rimasta sepolta nella malta pozzolana ha resistito meglio alle insidie del tempo.
tre cannoni sono della prima metà del ‘700 e portano l’arma di re giorgio secondo d’inghilterra.
tre cannoni sono della seconda metà del ‘700 e portano l’arma di re giorgio terzo “il pazzo”.
un cannone è della prima metà dell’800; anch’esso di produzione inglese.
ogni pezzo d’artiglieria pesa in media attorno ai 29 quintali.
le antiche ancore.
immorsate nella diga c’erano anche diverse ancore antiche, di epoche diverse fra gli inizi del ‘700 e il 1930. diverse anche le tipologie, tipo pre-ammiragliato o tipo ammiragliato.
vi erano state messe, durante la costruzione della diga, per usarle come ancoraggio fisso e ormeggio per i bastimenti e i vascelli da guerra.
sono stati trovati i disegni e i progetti originali della metà dell’800 per la sepoltura delle ancore nel corpo della diga.
anche i cannoni, privi ormai di valore militare, avevano la funzione di prese d’ormeggio per i vascelli della marina austroveneta.
i pezzi d’artiglieria erano stati acquistati a londra proprio con la finalità di riutilizzo come bitte per l’ormeggio.
vi sono ancora le bolle d’acquisto dell’agosto 1842.
il restauro, la destinazione, il deposito.
il restauro è stato condotto in modo ottimo dalla fonderia ervas – una delle fonterie artigiane più apprezzate in europa per questo tipo di difficile lavoro di altissimo valore tecnico; ha condotto anche il restauro della statua della fortuna da mar che sovrasta la torretta di punta della dogana a venezia – e i sette cannoni erano destinati al museo di caorle.
museo che non esiste ancora.
così sono stati affidati alla sovrintendenza di venezia, che li ha gentilmente depositati nel centro sperimentale di voltabarozzo (padova), sotto il cui enorme capannone c’è un enorme modello in scala dell’intera laguna di venezia.
il modello di voltabarozzo è quello in cui si studiano tutti i lavori relativi all’assetto della laguna.
lì ormai questi pezzi dormono senza destinazione da sei anni.
nella speranza che la sovrintendenza, che ormai ne è titolare, abbia qualche idea.
qualche idea buona.
proposte.
che farne?
la mia proposta nell’articolo della settimana scorsa era: posare i cannoni, allineati come in batteria, su un plinto di calcestruzzo lungo la diga a fianco degli edifici tecnici del mose.
però aggiorno la mia proposta sulla base dei dati gentilmente forniti dal consorzio venezia nuova.
per dovere di promessa, un cannone può andare al futuro museo di caorle.
ne restano sei.
un cannone può andare allo splendido museo storico navale della marina militare a venezia, davanti alla veneta marina, a completare le ricchissime collezioni.
lo stesso destino, a mio parere, per le ancore ritrovate nella diga: la facciata del museo già oggi è abbellita dalle ancore colossali delle corazzate austroungariche affondate dalla regia marina nel 1918.
restano cinque cannoni.
quattro cannoni potrebbero essere posati in batteria sulla diga di malamocco a fianco dell’edificio tecnico verde del mose.
ne resta uno.
l’ultimo cannone potrebbe essere posato, su plinto di calcestruzzo, all’arsenale zona biennale, nelle adiacenze delle gaggiandre, cioè i due voltoni sansoviniani che ospitavano i pontoni galleggianti su cui erano allestite batterie navali mobili per la difesa di venezia.
aaa sponsor cercasi.
il problema è il loro non facile trasporto e l’allestimento (economicamente più sostenibile) dei plinti di cemento armato su cui posare i pezzi.
servirebbe anche che la sovrintendenza sia disposta a restituire ai cittadini queste testimonianze interessanti.
spesso le sovrintendenze ai beni (eccetera eccetera) sono occhiutamente restìe a restituire alla cittadinanza ciò che viene affidato loro.
venezia ha il vantaggio di avere uno degli uffici dei beni culturali più intelligenti e preparati; inoltre i pezzi d’artiglieria e le ancore sono rimasti ai cittadini (e alle intemperie del salso marino) per un secolo e mezzo senza che nessuno s’indispettisse perché proprio all’aria aperta erano destinati, e il ministero dei beni culturali, povero di risorse economiche, è il primo a desiderare che non rimangano rinchiusi in un magazzino.
servirebbe soprattutto uno sponsor.
e forse al sindaco luigi brugnaro, imprenditore con forti relazioni, potrebbe venire in mente qualche suggerimento.