un nuovo contributo sul caso dei rifiuti di napoli, dopo il mio articolo in forma di lettera aperta al sindaco luigi de magistris e dopo il contributo dell'imprenditore dei rifiuti luciano allievi.
ecco il contributo di un altro imprenditore dei rifiuti, alessandro visalli.
io non so per quale motivo gli impianti per trasformare il rifiuto residuale indifferenziato in frazioni più stabili e maneggiabili (e in parte avviarlo a recupero) siano sistematicamente sottovalutati in campania. quando rappresentano, ed è di tutta evidenza, una ricchezza impiantistica unica (non solo) nel mezzogiorno.
una traccia può venire dalla lettura della bozza del piano rifiuti urbani redatta dalla giunta caldoro con il coordinamento del professor umberto arena. in essa si legge che gli stir sono inutili e ridondanti e aggiungono solo costi al sistema. il concetto è semplice: dopo la raccolta differenziata il materiale residuale meno si tocca e meglio è. occorre solo incenerirlo.
non entro nel merito. mi spiace solo che sia una logica che non rispetta la direttiva europea sui rifiuti come recepita dalla legge italiana.
vorrei, invece, dilungarmi su un altro tema. su questo si rischia di avere all'opera non pochi "masanielli".
il tema del lavoro.
la prima dichiarazione dell'attuale assessore all'ambiente del comune di napoli, sodano, rifondazione comunista, è stata che interverranno sulla pianta organica dell'asia tramite un piano di prepensionamenti di circa 400 unità e altrettante assunzioni dal bacino dei lavoratori "corsisti" di bros (si tratta di disoccupati organizzati che negli anni passati hanno seguito corsi remunerati per la raccolta differenziata).
per ragionare su tale annuncio partirei da qui: da dati ispra le raccolte in italia hanno una incidenza di addetti tra i 500 e i 1.000 abitanti serviti per ogni addetto.
contrariamente alla impressione che se ne potrebbe avere, a nord ci sono mediamente solo 574,8 abitanti per addetto mentre al sud 749,7.
ciò dipende dal fatto che al nord la produzione di rifiuti per abitante è maggiore, per la maggiore incidenza di attività economiche che caricano il sistema.
la media della campania è 705 abitanti per addetto, quindi in linea con la media del sud.
ma l'asia (azienda del comune di napoli) purtroppo scende invece a soli 450 abitanti circa per addetto, cioé ci sono moltissimi addetti, in numero tale che non si giustifica la necessità di nuove assunzioni.
con i 2.200 addetti dell'asia (senza considerare gli addetti indiretti che sono almeno altri 1.000) si potrebbero tranquillamente servire 1.550.000 abitanti.
detto in altre parole, per diventare un'azienda in linea con la media (ricordo che la media di addetti per abitante del virtuosissimo trentino è di ben 985 abitanti per addetto, con i quali lavoratori, rapportati a napoli sarebbero meno di 1.000, fanno il 60% di raccolta differenziata) l'asia dovrebbe ridurre di un terzo il personale senza assumere nessuno. o, se volete, dovrebbe assumere dopo aver ridotto della metà il personale per portarsi a 1.400 addetti totali.
per me al riguardo il punto è il seguente:
una delle caratteristiche (non solo) del bassolinismo (ma anche l'assessore di rifondazione comunista, corrado gabriele, ne sapeva qualcosa) è stata la spesa pubblica concepita come fonte da spremere senza considerazione (o troppo secondaria considerazione) per le ragioni dell'efficienza e del senso delle proporzioni.
un "deficit spending" tutto orientato a dare risposta ad una (obiettivamente difficilmente sostenibile, ed anche umanamente comprensibile, ma non giustificabile) pressione sul sistema decisionale da parte di forze orientate solo ad avere soddisfazione immediata dei loro bisogni.
tale risposta è stata storicamente, e non solo in campania, erogata tramite meccanismi clientelari che sono semplicemente nella natura delle cose fatte attraverso gli uomini.
(intendo dire che quando si fa qualcosa lo si fa attraverso organizzazioni, e queste sono fatte di uomini che hanno le loro debolezze e difetti. inoltre le organizzazioni tendono ad un trattamento amministrativo delle procedure, e in questo non è difficile far passare parzialità).
a prevenire una possibile obiezione (del tenore "ma questi lavoreranno") il punto per me non è se le persone lavorano o no.
il punto è se il loro lavoro serve.
i "famosi" lavoratori di sos ambiente (il call center senza chiamate di molte interrogazioni parlamentari dello stesso attuale assessore), ad esempio, timbravano ogni giorno il cartellino (così i lavoratori di iacorossi, recam, etc.) ma spesso giocavano a carte (non senza loro frustrazione).
provo a dirlo in altro modo: il bassolinismo (non da solo) ha la colpa di non essere partito dai servizi ma dalla domanda sociale. e alla fine di aver usato i servizi per soddisfare la domanda.
ora, è sicuramente vero che il ragionamento che ho appena fatto è magari in astratto condivisibile, mentre in concreto non è così facile. non vorrei dare l'impressione di credere che lo sia.
ho vissuto e lavorato per anni nella città di napoli e lo so benissimo.
so che non è facile.
ma anche le cose non facili vanno fatte. e se non si fanno si sbaglia.
degli errori, anche in buona fede o per debolezza, si porta la responsabilità.
in particolare, non è facile resistere e distiguere tra richieste legittime (magari solo colorite) e persone che (anche per dolore e disperazione) hanno superato il confine tra il lecito e l'illecito.
purtroppo in questi anni abbiamo tutti visto decine di episodi del genere.
senza fare automatismi segnalo, in proposito, che le proteste indebite e illegali sono aumentate subito dopo l'annuncio (se si proietta la considerazione sulle organizzazioni prima fatta dentro le semi-anarchiche organizzazioni della piazza si comprende l'attivazione potenziale di una dinamica di lotta per emergere, finalizzata alla collocazione in posizione utile nella lista di priorità da presentare all'amministrazione).
comunque, è chiaro, in questo nessuna certezza assoluta; tra l'altro le forze dell'ordine sono state correttamente attivate e faranno il loro lavoro (se la politica li protegge).
il punto vero, però, non è eventualmente giudiziario, è politico.
nel senso alto delle politiche sociali e del lavoro che si vogliono fare. per immaginare un'alternativa (certo rozza) le risorse che collettivamente possiamo legittimamente decidere di destinare a sostegno al reddito potremmo allocarle con strumenti meno clientelari e anche molto più efficaci (e meno distorsivi).
prendere le risorse che tutte le amministrazioni destinano ad assumere lavoratori dalle liste (centinaia di milioni di euro all'anno) e finanziare un credito di imposta regionale (automatico) su attività socialmente utili e in settori specifici di interesse pubblico.
l'effetto occupazionale sarebbe moltiplicato per due o tre, il lavoro sarebbe vero, e nessuna clientela.
molto più sviluppo.
certo anche meno consenso.
negli anni passati questo discorso era stravagante.
ora?
mi rendo conto che ci vorrebbe un tavolo delle istituzioni regionali che apra un confronto con il governo.
ma se non ora, quando?
alessandro visalli
qui la cronaca di oggi sul sito web del sole 24 ore
ecco il mio articolo in forma di lettera aperta al sindaco luigi de magistris e il contributo dell'imprenditore dei rifiuti luciano allievi.