scienza. il sole impazza. eruzioni solari e macchie. problemi per reti elettriche e satelliti. l’ingv.

il sole (nel senso dell'astro, e non nel senso del quotidiano di cui stai leggendo il sito web) sta passando da un periodo di minima attività verso uno di massima attività e alcuni scienziati suppongono l'arrivo di un'era glaciale con conseguenti eventuali danni alle comunicazioni.

ed è allarme negli stati uniti, dove si teme che l’attività solare possa produrre blackout e anche danni gravi a un sistema elettrico – quello usa – che non brilla per efficienza, razionalità e modernità.

dal 2006 non si osservano eruzioni solari di simile intensità, secondo l'agenzia meteorologica nazionale americana (nws). "il sole ha avuto un'eruzione di media intensità il 7 giugno con un'espulsione di massa coronale assolutamente spettacolare", precisato l'osservatorio di dinamica solare della nasa.
"l'enorme nube di particelle che si è innnalzata rapidamente e poi è ricaduta sembrerebbe ricoprire un'area che rappresenta circa la metà della superficie solare".

la sezione geomagnetismo, aeronomia e geofisica ambientale dell'ingv, istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha una lunga tradizione di osservazioni geomagnetiche e ionosferiche e ha raccolto una mole notevole di dati per lo studio della variabilità del sole, e per la valutazione degli effetti di tale variabilità (radiazione elettromagnetica e vento solare) sul sistema terra e, in particolare, in media e alta atmosfera.
attraverso il telerilevamento a microonde da stazioni a terra si studia la variabilità dell'ozono nella media e alta atmosfera in relazione alla variabilità solare, sia radioattiva che corpuscolare.
grazie anche a un'equipe di specialisti di modellistica della climatologia all'ingv si possono simulare e stimare gli effetti della variabilità solare sul nostro clima.

studi di breve e lungo termine dei parametri ionosferici possono aiutare a capire il ruolo della variabilità del sole sul sistema terrestre?
spiega antonio meloni, dirigente di ricerca dell’ingv, che "il sole, oltre a emettere radiazione elettromagnetica, emette anche particelle cariche (protoni e elettroni) che a seconda della loro energia raggiungono la terra in un intervallo di tempo che va dalle ore a un paio di giorni".

queste particelle interagiscono con il campo magnetico terrestre e formano la cosiddetta magnetosfera.
anche la magnetosfera cambia con le variazioni dei corpuscoli emessi dal sole.

"nella magnetosfera avvengono diversi fenomeni che vengono evidenziati fondamentalmente dalle tempeste magnetiche e ionosferiche, e altri fenomeni naturali di grande spettacolarità quali le aurore boreali. anche questi hanno per diversi aspetti una notevole influenza sulle attività umane".

il ruolo dell'attività solare nel controllare il clima è ancora dibattuto e nella maggioranza degli specialisti prevale l'opinione che sia contenuto e comunque significativo soltanto sulla scala delle decine di anni o secoli quando per diversi cicli solari, il numero delle macchie rimane costantemente basso.

"secondo gli indicatori solari conosciuti – continua meloni dell'ingv – il sole sta emergendo da un torpore che dura ormai da circa 5-6 anni. sta diventando progressivamente più attivo. si cominciano a contare sempre più macchie e il massimo si raggiungerà solo alla metà del 2013. nei prossimi due anni quindi assisteremo a un aumento delle tempeste magnetiche e ionosferiche ma ragionevolmente senza effetti eclatanti sulla nostra vita di ogni giorno".

un'eruzione solare dalle caratteristiche insolite nei giorni scorsi ha provocato una tempesta geomagnetica che ha disturbato i satelliti di telecomunicazione e le reti elettriche terrestri.
i suoi effetti sulla terra dovrebbero essere "relativamente deboli", secondo la nasa. ma la tempesta geomagnetica, oltre alle pertubazioni sui satelliti gps e sulle reti elettriche terrestri, potrebbe anche costringere gli aerei di linea a modificare il loro itinerario nelle regioni polari.

per quanto riguarda il clima del mondo, gli scienziati pensano che nel breve termine e fino alla fine del ciclo in corso (quindi fino al 2020) non dovrebbero esserci effetti significativi sulla temperatura.

la valutazione dell'influenza della variabilità del sole sul clima non è una questione recente. già un paio di secoli fa l'astronomo friedrich hilhelm herschel suggerì che il numero delle macchie solari (osservate per la prima volta da galileo galilei con il suo cannocchiale) forniva un indizio per conoscere il clima della terra.
infatti a un numero maggiori di macchie solari poteva corrispondere una temperatura terrestre maggiore.
altri scienziati ebbero già a quei tempi un'opinione contraria e, ancora oggi, il dibattito rimane in gran parte aperto quando si vuole provare a quantificarne gli effetti.

la scoperta dell'esistenza di un ciclo di attività delle macchie solari, diede inizio a un lungo dibattito sulla variabilità del sole e i suoi effetti sulla terra. fu possibile correlare anche il cosiddetto "minimo di maunder" (un periodo con un numero estremamente basso di macchie osservate sul sole, anni 1645-1710) con il progressivo raffreddamento, testimoniato da dati storici in tutto il mondo in quell'epoca.
oggi noi sappiamo che quella che chiamiamo costante solare (circa 1.362 watt per metro quadro di superficie, secondo le ultime misure satellitari), non è del tutto costante; durante un ciclo solare può variare di 1-2 watt, cioè circa dello 0,1%.
alcuni ricercatori ritengono che, in periodi più lunghi (qualche secolo), questa variabilità possa raggiungere valori di 0,3-0,4% in alcune regioni dello spettro luminoso, nella fascia degli ultravioletti.
a breve termine, in occasione di brillamenti solari, essa può variare anche di un fattore 100 o 1000, mentre nella regione dello spettro corrispondente ai raggi x questa variabilità può anche essere rapidissima e avere luogo anche in pochi minuti.