a copparo, ferrara, dove l’energia non finisce mai.

l’energia che non finisce mai sgorga da una spaccatura nella terra sabbiosa.
il metano gorgoglia insieme con acqua salatissima e tossica vomitata dal ventre della terra, digestione di torbe che erano fondo del mare.

bisogna scendere da copparo verso jolanda di savoia.

dire “scendere”, nella grande bonifica ferrarese, è una parola troppo impegnativa.
andando da copparo verso il delta e verso l’adriatico, tutto in apparenza è piatto spiattito appiattito tabula rasa. rane e zanzare.

invece no. si scende, a tratti, e si sale.

sembra una tavola, ma da una parte si scende fino a uno, due, tre metri sotto il livello del mare.
da un’altra parte invece si sale, come è alto il palazzetto di zenzalino che diventava un’isola quando il po rompeva e spantegava sulla pianura.

copparo è un comune grande 404 chilometri quadri, due volte l’intera provincia di trieste.

bisogna scendere da copparo verso jolanda di savoia.
dopo il curvone di zenzalino con il suo viale alberato lunghissimo e prospettico (sono ricresciuti i pioppi meravigliosi, dopo il grande taglio?), si prende a sinistra verso ambrogio. il mobilificio d’angolo non ci interessa; divani e credenze un’altra volta. invece ci interessa il casolare di via salmastri 3.

via salmastri: dice tutto.

perché è lì, dietro la casa, vicino al canale che porta via le acque di bonifica verso l’idrovora, è lì che sgorga l’acqua salmastra.

fedora quattrocchi è una scienziata dell’ingv (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e mi spiega che nel sottosuolo di via salmastri, frazione ambrogio, comune di copparo, provincia di ferrara ci sono queste torbe che fermentano.

sono torbe in più strati, depositi a forma di lente, schiacciati e piatti sotto le sabbie e le argille depositate dai millenni.
alcune falde di torba sono a 250 metri di profondità, altre più giù, a 600 metri di profondità.

la torba (alghe marce che erano fondo di paludi preistoriche) è la madre del carbone; diventerà lignite in qualche milione d’anni.

dentro la torba, nell’intestino del pianeta, c’è vita.
là sotto, legioni di batteri pazzi digeriscono la torba e producono metano.

c’è una frattura geologica.
il terremoto della primavera scorsa – che ha sconvolto la bassa modenese, il ferrarese, il mantovano – ha aperto la strada all’ascesso gonfio di metano.

quella del metano di copparo non è la stessa frattura nascosta che aveva generato il terremoto di un anno fa.
la frattura ferrarese del terremoto si ferma prima di copparo, c’è un’interruzione nello sfregamento tra fette di sottosuolo.
la frattura di copparo è un’altra, diversa, da studiare.

in via salmastri, dietro alla casa, c’era un pozzo di gas antico di mezzo secolo.
un pozzo chiuso chissà quando dal grillanda, perché l’aldo grillanda di ro ferrarese (da copparo bisogna andare verso polesella e rovigo, prima dell’argine maestro del po) è il più bravo chiuditore di pozzi petroliferi.

il grillanda aveva cominciato da piccolo come suo padre.
e suo padre aveva imparato dal nonno.
e il nonno aveva imparato dall’aldo grillanda bisnonno dell’attuale, che nel 1915 trivellava alla ricerca di acqua per i latifondisti ferraresi, e poi per le società minerarie in maremma, e poi per tutta italia con trivelle sempre più moderne e più efficaci.

poi i tempi cambiano, e non solo perforazioni (se ne fanno sempre meno) ma soprattutto chiusure di pozzi aperti, che è un’arte rara che va imparata dal bisnonno dal nonno dal padre.

l’aldo grillanda di oggi, con suo figlio marcello, conosce i pozzi d’italia.
lo chiamano dappertutto. nel ferrarese conosce i pozzi a uno a uno, appena finiva la scuola vestito con le braghette corte e con la cartella andava a vedere le trivelle del nonno.

questo era un pozzo artesiano per l’acqua dolce, oppure metano, acqua termale, o era un pozzo di anidride carbonica, o usciva acqua salata con metano, oppure emetteva gas solforoso velenoso.

ad ambrogio in via salmastri alle spalle del mobilificio e dietro al casolare c’era questo pozzo di acqua e metano.
una volta nella bassa si faceva così, un buco per terra, in una vasca chiusa si gorgogliava l’acquaccia frizzante, e le bollicine venivano aspirate da un tubo e scaldavano la stalla e la casa, seccavano il miglio e la canapa.

ancora oggi la finanza trova gente della bassa che scalda la stalla e la casa con il giacimento privato personale, ma non si può perché il metano è dello stato, bisogna denunciarlo e pagare tasse royalty accise un impazzimento facciamo che non lo diciamo a nessuno.

questo ascesso di gas è in profondità sotto la casa.
il pozzo antico è chiuso, ma lo scossone del terremoto dell’anno scorso ha aperto al gas la strada sotterranea poche decine di metri più in là, e quel metano va scaricato, sennò può anche trovarsi vie non controllate, può eruttare fuoco e
lapilli, esplodere con la casa e i divani e le credenze del mobilificio.

l’acqua e il metano sgorgano con forza e violenza da un tubo d’acciaio messo per governare l’emissione.
la temperatura è costante, 25 gradi.
non c’è radioattività, appena 4 becquerel contro (per esempio) i 500 becquerel che sgorgano in garfagnana.
l’acqua gasata è salata quasi come quella del mare – quando l’adriatico arrivava dove oggi ci sono ferrara e padova – ed è piena di inquinanti come metalli pesanti.
non si può usare neanche per irrigare.
così viene scaricata nel canale.

il metano va sprecato. peccato.

e quel metano non finirà per secoli, perché sotto i piedi degli abitanti di ambrogio i batteri continuano a digerire la torba sepolta.

la scienziata fedora quattrocchi dice: basterebbe iniettare acqua in profondità, all’altezza degli strati di torba, per continuare a estrarre il metano che continua a formarsi senza fine, in una risorsa rinnovabile perché dopotutto è di origine naturale.

è come un impianto di biogas, quelli che gli allevatori costruiscono a fianco a
lle stalle: nei bomboloni mettono letame e scarti agricoli e ci mescolano i batteri digestivi.

nella bassa ferrarese, questi fontanazzi di acqua preistorica mescolati con metano sarebbero decine.

ancora fedora quattrocchi: dove sgorga acqua salata, le colture deperiscono, i terreni diventano presto quasi sterili. vogliamo fare foto satellitari subito dopo le nevicate, perché il sale il calore dell’acqua l’assenza di erba fanno sciogliere subito la neve, chiazze di terra nuda circondate dalla neve.

nel queensland, in australia, in questo modo ottengono il 75% del fabbisogno energetico.
usano il metano che sgorga per far girare i generatori di corrente, ma parte del metano viene usato per far funzionare i desalinizzatori a osmosi che producono l’acqua potabile per l’acquedotto.
quell’acqua va benissimo anche per allevare i pesci dell’itticoltura, e per scaldare le case perché la temperatura costante appare calda d’inverno e fresca d’estate.

potremmo ricuperare anche noi italiani quel bendidio di metano che si rigenera e sgorga senza fine in cento e cento diversi posti della bassa.

l’acqua potrebbe essere filtrata per togliere il sale, per ricuperare i metalli di questa speciale miniera liquida ricca di contenuti, per estrarre le terre rare così preziose per produrre i computer e così monopolizzate dall’unico produttore al mondo, la cina.
poi l’acqua a 25 gradi potrebbe entrare nelle case per scaldarle d’inverno, quando si scende sotto zero, e rinfrescarle d’estate, quando l’aria di luglio ribolle a 35 gradi.

questo, si potrebbe fare in via salmastri civico 3, frazione ambrogio, comune di copparo, provincia di ferrara.
e in tantissime altre parti d’italia.