guidi e renzi abbasseranno la bolletta elettrica. ecco come. indiscreto.

il governo vuole abbassare le bollette elettriche.

ci hanno provato – meglio, hanno detto di volerlo fare – quasi tutti i governi.

(periodo ipotetico del terzo tipo: non appena il 7 dicembre 1883 l'edison illuminò la scala di milano fra lo stupore del mondo, subito l'8 dicembre il premier agostino depretis promise interventi per ribassare il costo della corrente e il ministro dell'industria domenico berti tuonò annunciando provvedimenti contro il rincaro dell'energia).

l’ha detto ieri matteo renzi:
dal primo maggio il costo dell'energia per le pmi “verrà ridotto del 10% attraverso una rimodulazione dei contributi del paniere della bolletta energetica”.

l’ha confermato federica guidi: per le imprese “una bolletta più leggera, più equa e trasparente”, agendo sugli “oneri di sistema”, con “un piano che partirà dal primo maggio, che evidentemente avrà bisogno di alcune tempistiche a seconda anche del tipo di provvedimentio che dovremo prendere” ma che “probabilmente in gran parte potranno essere decreti ministeriali o comunque atti che potranno essere presi velocemente”. “l'obiettivo è arrivare a un completamento realistico di questa misura entro la fine del 2014”.

che cos’hanno in mente renzi e guidi?

come faranno a ridurre una bolletta elettrica?
(bolletta che è come una coperta troppo corta, come una giacchetta da tirare, come i capponi di renzo e come il pollo di trilussa).

chi infastidiranno?

secondo me, a matteo renzi è stato segnalato un articolo uscito sul corriereconomia il 17 febbraio.
è un articolo (di cui suggerisco la lettura) in cui alessandra puato riassume nella brevità giornalistica alcune analisi dell’istituto bruno leoni, e in particolare alcune considerazioni di carlo stagnaro, accorto osservatore di temi energetici.

alcuni frequentatori attenti di questo blog avranno notato un mese fa un mio articolo sulla bolletta elettrica e sugli asparagi, in cui citavo ampiamente un position paper dell’istituto bruno leoni in cui carlo stagnaro esprimeva alcuni dei concetti di base, e cioè come abbassare i costi energetici.

puoi leggere il mio articolo qui

ne riporto, ad agiuo de’ lettori, un ampio passo.

secondo stagnaro, “le principali cause del caro-bolletta sono tutte riconducibili a decisioni pubbliche: una liberalizzazione lasciata a metà, pesanti manovre di politica industriale (si pensi ai sussidi alle fonti rinnovabili), frequente confusione tra le competenze del governo e quelle dell’autorità per l’energia".
di conseguenza, scrive l'analista, "le soluzioni vanno cercate attraverso a) la riduzione dell’intervento pubblico nel settore (inclusa la semplificazione e razionalizzazione delle voci tariffarie); b) la tutela dell’autonomia del regolatore rispetto alle pretese di governo e parlamento (inclusa la rimozione degli ostacoli normativi alle scelte regolatorie in materia di tariffe); c) il completamento della liberalizzazione (incluso lo switch off per i consumatori domestici e piccole imprese)”.
aggiunge stagnaro che è possibile ridurre la bolletta di 4-6 miliardi di euro l’anno attraverso interventi di natura tariffaria, a cui dovrebbero aggiungersi riforme di più ampio respiro quali il superamento dell’attuale regime di maggior tutela per i clienti domestici e piccole imprese e la riforma del titolo v della costituzione per accelerare gli investimenti nelle reti.
alcuni ingredienti della ricetta di stagnaro potranno essere indigesti a taluni.
per esempio, bisognerebbe smettere di aiutare alcuni produttori di energia da fonti rinnovabili che hanno partecipato all'arrembaggio dei sussidi salva-alcoa.

per esempio, calciorotare in via definitiva il cip6, la tariffa incentivata creata nel '92 dal governo andreotti vii (ministro dell'industria era guido bodrato, dico, un nome così remoto nella memoria che pare emergere dalla vii dinastia del nuovo regno), che era un governo in crisi sotto la pressione emergente degli arresti di mani pulite e stava già svaporando nel successivo governo amato.
nel leggere stagnaro sembra che il decreto salva-alcoa sia (e forse lo è) la madre di tutti i mali.
emanato nel febbraio 2010 (ministro dello sviluppo economico: claudio scajola pre-scandalo-casa-al-colosseo), il salva-alcoa ha rappresentato una specie di sospensione temporanea nel sistema di aiuto alle fonti rinnovabili, bruciando la riduzione degli incentivi a cui stava lavorando con precisione l'allora sottosegretario stefano saglia, e ha istituito incentivi sontuosissimi per il fotovoltaico e ha elargito sconti doviziosissimi per i grandi consumatori industriali di corrente.
conclude stagnaro: “se il prezzo dell’energia elettrica, per diverse categorie di consumatori, è tale da determinare svantaggi competitivi, la ragione è da rintracciare in una successione, non sempre organica, di interventi normativi. razionalizzare la struttura tariffaria e dare finalmente piena libertà ai consumatori risponde a criteri di trasparenza. ma, inevitabilmente, la riduzione delle voci di spesa (e dei sussidi) è l’unica strada possibile per perseguire un alleggerimento significativo e di medio termine della bolletta elettrica.”

ecco, secondo me, federica guidi partirà da queste analisi per elaborare un processo che riduca le bollette riducendo le rendite di posizione.

io penso che il problema più grande che guidi dovrà affrontare – già presidente dei giovani confindustria, conosce bene il mondo della navigazione costiera e d’altura – è quello di non scontentare nessuno.

la soluzione che adotterà guidi, a
mio parere
, è aprire un bel tavolo (abovvo queste parole tuttofare, il "tavolo") per mettere tutti a confronto.

e secondo me guidi+renzi cercheranno di fare in modo che tutte le lobby parti in gioco abbandonino una piccola quota di potere o di guadagni (o di entrambi).
non tanto.
non troppo.
un po' per tutti.

un po’ meno incentivi alle rinnovabili, soprattutto quelle strapagate dal decreto salva-alcoa di quattro anni fa voluto dall’allora ministro berlusconiano paolo romani.

un po’ meno cip6.

un po’ meno vantaggi agli interrompibili e agli energìvori, che già oggi pagano una delle bollette più basse d’europa mentre le piccole e medie imprese pagano una delle bollette più rapinose d’europa.

insomma, secondo me federica guidi limerà un po’ di vantaggi da tutti.

 

leggo con piacere un articolo fresco fresco как огурцы del bravissimo luca pagni, giornalista della repubblica.
ne raccomando la lettura attenta.
noto che le sue considerazioni collimano in larga parte con quelle che ho appena espresso io e con gli spunti del mio articolo del mese scorso sugli asparagi di stagnaro.
riproduco un passo delle note di pagni, violando deliberatamente il copyright del collega. (pagni, permette? copincollo un pezzo del suo articolo).

scrive luca pagni: 

viene da pensare che il ministro guidi, forse per il suo recentissimo passato ai vertici di confindustria, non se l’è sentita subito di dire che i fondi verranno presi tagliando sovvenzioni, incentivi, aiuti vari alle grandi imprese a tutti i livelli.
secondo prime indiscrezioni, l’idea del governo renzi è quella di una spending review che tocchi tutti gli oneri impropri che pesano sulle bollette. sicuramente saranno chiamati in causa i produttori di energia rinnovabili. potrebbe esserci un ulteriore limatura degli incentivi. ma soprattutto i produttori “green” verranno chiamati a  contribuire, almeno in parte, alle spese per la “stabilità” della rete, spesa da cui al momento sono esclusi.
ma lo stesso accadrà per chi autoproduce energia. in questo momento, chi ha un impianto di produzione di energia che usa per un suo stabilimento, si stacca dalla rete e non paga gli oneri per la stabilità della rete. d’ora in poi pagheranno anche a loro. alle imprese verrà ridotto anche l’incentivo destinato ai cosiddetti energivori, circa 600 milioni che sono stati appena confermati.
ma soprattutto potrebbe essere rivisto il concetto di enrgivoro: in questo momento vale solo per chi ha una bolletta della luce elevata, indipendentemente dal fatturato. non è escluso che d’ora in poi la definizione sia collegata a un valore in percentuale.
ma ci sono altre voci che possono essere prese in considerazione per un taglio. per esempio i 300 milioni a sostegno della rete ferroviaria. o ancora i fondi destinati alle imprese che garantiscono il meccanismo dell’interrompibilità: ci sono imprese – consumatrici di grandi quantità di energia – che ricevono soldi per essere disponibili a vedersi staccare dalla rete in caso di emergenza. un meccanismo che negli ultimi anni non è stati praticamente mai utilizzato. mentre i fondi sono stati regolarmente pagati.

  • antonello |

    concordo con la precedente.
    Siamo alla stupidità più assurda delle politica energetica. Gli italiani investono direttamente i loro soldi per produrre energia pulita, fanno girare soldi e lavoro, si indebitano con le banche per fare gli impianti ed il governo che fa?
    SI RIMANGIA UN CONTRATTO FIRMATO con leggi RETROATTIVE. CHE FIGURA DA MESCHINI ED INCAPACI. Noi abbiamo necessità di dare fiducia a qui pochi italiani che possono ancora investire qualcosa per produrre energia tutta italiana. Se la tassiamo uccidiamo queste imprese. Ma non vogliamo creare minore dipendenza dall’estero? Inoltre è un settore che ha prodotto incassi allo stato per 7 miliardi di euro e nessun costo ambientale e sanitario. Mi viene un sospetto, non è che Renzi ed il PD vogliano favorire qualche azienda al posto dell’interesse degli italiani????

  • Nicrix74 |

    Quando si parla di rinnovabili si leggono sempre molte, moltissime, inesattezze. Spero non volute. Come noto, a differenza di quanto si legge su questo post, la bolletta energetica, è elevata perchè aumenta la voce legata a “energia e approvvigionamenti” poichè l’Italia è un paese ancora troppo legato all’importazione di combustibili fossili. Quindi l’aumento della bolletta è solo in minima parte correlato alla componente A3 (comprendente gli incentivi alle rinnovabili). L’aumento del costo del petrolio e del gas, provenienti da paesi a elevata instabilità (Russia-Ucraina, Medio Oriente e Paesi del Golfo, Sud America), nonchè il fatto che tali fonti vadano esaurendosi e siano sempre più richieste da paesi in via di sviluppo, comporta una crescita del loro costo (in 20 anni +60% petrolio, +35% gas) che in Italia si è puntualmente scaricato in bolletta. Bolletta su cui vengono scaricati altri costi decisamente impropri che nulla hanno a che vedere con l’energia ma di cui ben pochi parlano. Enormi sono poi i costi socio sanitari legati all’uso di fonti fossili, la più economica delle quali (il carbone) alimenta centrali che secondo i PM liguri hanno provocato 400 morti a Vado Ligure e dintorni o come a Brindisi (centrale Federico II) sono costati nel solo 2009 (dati Agenzia Europea Ambiente) 700 milioni di euro. Tutti costi socio sanitari mai pagati da chi ha provocato i danni (una bella carbon tax no?) e scaricati sulla collettività e il servizio sanitario nazionale. Per il nostro paese non acquistare combustibili fossili e investire nelle rinnovabili comporta vantaggi (relazione ISTAT alla commissione ambiente in parlamento del novembre 2011) per circa 7 miliardi annui. E se il costo delle fonti fossili è crescente, quello di sole e vento è sempre pari a zero. Se si vuole davvero abbassare la bolletta energetica a famiglie e imprese si deve parlare un linguaggio di verità: le rinnovabili (tanto più in un paese ricco di sole, vento, acqua e calore sottosuolo) sono un investimento. I combustibili fossili, un costo.

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