metafoto numero 1.

metafoto, cioè la foto di una foto, cioè la fotografia che fotografa sé stessa.

mi vedo.
mi vedo, io turista.
mi vedo mentre scatto foto ovvie, tutte uguali; i miei selfie ripetitivi, l’espressione costruita attorno a un sorriso vuoto, il sole alle spalle adombra il viso, la luce sbagliata appiattisce i lineamenti; nell’inquadratura traspaiono nello sfondo monumenti e panorami impermeabili a me.
monumenti già fotografati da altre decine di migliaia di persone prima di me e da chissà da quante altre persone dopo me.
sono monumenti le cui immagini posso vedere sulle guide o sul web fotografate da professionisti con le luci giuste e senza la folla davanti all’obiettivo.
ma no, io insisto con il clic compulsivo per rendere brutto ciò che è bello e per rendere ovvio ciò che è particolare.

per questo motivo ora cambio soggetto e oggetto del mio scatto fotografico.
ora non fotografo ciò che vedo; invece fotografo ciò che vedono gli altri, fotografo noi turisti mentre fotografiamo.
cerco di capire che cosa fotografiamo, cerco di guardare attraverso gli occhi e l’obiettivo degli altri turisti come me; cerco di leggere nei nostri selfie il desiderio di ricordare ma soprattutto il bisogno di fermare con una traccia impalpabile il tempo che passa e che dissolve tutto.
nelle immagini che rubo a noi turisti in posa c’è la paura del vuoto e il bisogno di urlare esisto.

metafoto numero 2.

metafoto numero 3.

metafoto numero 4.

metafoto numero 5.

metafoto numero 6.